Con la crisi cresce la voglia di franchising.
La difficile fase del mondo del lavoro e il posto fisso che si fa sempre più lontano spingono infatti un numero crescente di italiani a mettersi in gioco, attratti dalla possibilità di avviare un’attività in proprio, ma limitando al contempo i rischi e gli investimenti iniziali.
Il trend è positivo da molti anni”, sottolinea Italo Bussoli, segretario generale Assofranchising. «Dal 2007 a chiusura 2011 gli addetti (franchisee titolari e occupati nei punti vendita) sono passati da 182.908 a 188.222 (+2,9%). Si tratta di un risultato lusinghiero, specie alla luce degli ultimi anni di crisi e in questo senso il franchising è creatore sia di nuovi imprenditori (i franchisee) sia di posti di lavoro per le persone occupate nel punti retail».
Un settore in crescita.
Le prospettive restano buone anche per il 2013, periodo in cui «prevediamo circa mille nuove aperture e circa 4mila nuovi posti di lavoro», spiega Francesco Montuolo, vicepresidente Confimprese. Una formula vincente, insomma, anche in tempi di crisi. «In questo particolare momento di congiuntura economica, il franchising rappresenta una buona occasione per poter aprire in autonomia una propria attività», osserva Giovanni Bonani, co-fondatore di BeTheBoss, portale specializzato nella ricerca di opportunità imprenditoriali. «Risulta vantaggioso perché si ha la certezza di affiliarsi a un’azienda che ha già testato il concept e quindi si è sicuri del successo. Ci si affilia insomma a un brand con alle spalle anni di comprovata esperienza». A fronte inoltre di investimenti iniziali contenuti. Qualche esempio? «Il comparto dei servizi alla persona e agli animali comporta un investimento che può oscillare dai 5mila ai 15mila euro, mentre il settore del retail (abbigliamento-food) varia dai 50 mila ai 100/150 mila euro», spiega Bonani.
I settori più interessanti.
Dal punto di vista delle aree più promettenti, «la ristorazione continua a essere interessante», osserva Montuolo, «mentre l’abbigliamento è un po’ in flessione, a eccezione di quello per bambini». Sul fronte novità spiccano, invece, negli ultimi anni i drop off shops, ossia dei negozi dove i clienti possono portare i propri oggetti che verranno poi messi su eBay e venduti dietro il pagamento di una commissione. Ma anche «le cliniche dentali o ancora da ultimo il fenomeno dei punti vendita di sigarette elettroniche», aggiunge Bussoli. Tra le categorie “storiche” prevalgono invece le agenzie immobiliari o ancora l’abbigliamento intimo», osserva il segretario generale Assofranchising.
Chi è il franchisee.
Ma chi è che sceglie di lanciarsi nel franchising? «Non c’è un identikit base», precisa Bussoli. «Il filo conduttore è la volontà e l’intraprendenza di persone che desiderano mettersi in proprio e diventare imprenditori di se stessi». Anche se molte volte la scelta prescinde dalla vocazione imprenditoriale, «specie al Sud dove il franchising viene visto come un’alternativa al lavoro dipendente che non c’è», commenta Montuolo. Tra coloro che scelgono di avvicinarsi a questa formula ci sono comunque «giovani che hanno finito di studiare e vogliono intraprendere un lavoro autonomo oppure imprenditori che avevano una propria attività e hanno scelto di affiliarsi per poter contare su una maggior garanzia di successo», aggiunge Bonani. Ma si tratta di un settore aperto anche alle donne che possono trovare spazio nelle attività legate alla cura della persona, come per esempio centri estetici, fotoepilazione e ricostruzione unghie.
Fonte: ITALIAOGGI